Guerra, guerra!

Norma3Abbiamo visto, con La bella Gigogin, come la musica abbia spesso veicolato significati nascosti, spesso a fini patriottici, sia attraverso le canzoni popolari, sia attraverso il melodramma dell’Ottocento [melodramma è un termine tecnico per per definire l’opera lirica].

Questa volta vediamo un esempio tratto da un’opera di Vincenzo Bellini, Norma.

Nella storia italiana troviamo molti Bellini, compreso un famoso cocktail a base di succo di pesca e spumante ghiacciato, ma il più importante è senz’altro Vincenzo, compositore nato a Catania nel 1801 e morto vicino a Parigi nel 1835. Attualmente è sepolto nel duomo della sua città natale. Per molti anni fu persino effigiato nel biglietto di banca da 5000 lire, il che ci dà un segno della sua notorietà.

cinquemilaNorma è una sacerdotessa di una tribù gallica ai tempi delle conquiste di Cesare. Dapprima, per amore di Pollione, un comandante romano, cerca di convincere i suoi a non combattere ma poi, respinta dal romano, per vendetta incita i guerrieri Galli alla guerra. Morirà sul rogo assieme a Pollione, per aver tradito il suo popolo. Fortino, come argomento, vero?

L’opera venne presentata per la prima volta nel 1835 alla Scala di Milano, ma ventitré anni dopo, nel 1858, ad un’ennesima replica, accadde una fatto strano. Si era alla vigilia dell’Unità d’Italia e i milanesi presenti a teatro si unirono spontaneamente al coro del teatro per cantare l’inno di guerra. Ciò ovviamente non fece piacere agli austriaci che sospesero le rappresentazioni immediatamente.

Ascoltiamolo, facendo attenzione alle parole del testo, che non sono facili e richiedono qualche spiegazione.

https://www.youtube.com/watch?v=-o77jAw4KVY

Guerra, guerra! Le galliche selve
quante han querce producon guerrier:
qual sul gregge fameliche belve,
sui romani van essi a cader!
Sangue, sangue! Le galliche scuri
fino al tronco bagnate ne son!
Sovra i flutti dei Ligeri impuri
ei gorgoglia con funebre suon!
Strage, strage, sterminio, vendetta!
Già comincia, si compie, s’affretta.
Come biade da falci mietute
son di Roma le schiere cadute!
Tronchi i vanni, recisi gli artigli.
Abbattuta ecco l’aquila al suol!
A mirare il trionfo de’ figli
ecco il dio sovra un raggio di sol!

Tradotto in un italiano più moderno e discorsivo, potrebbe suonare così:

Guerra, guerra! I boschi di Francia
producono tanti guerrieri quanti sono i suoi alberi;
essi vanno a cadere sui Romani
come belve fameliche sul gregge.
Sangue, sangue! Le scuri dei Galli
ne sono bagnate sino al manico
e sopra i flutti impuri della Loira [i ligeri impuri]
esso [il sangue] gorgoglia con suono funebre.
Strage, strage, sterminio, vendetta!
Già comincia, si compie, s’affretta. [Qui non serve spiegazione]
Come spighe mietute dalla falce
sono cadute le schiere dei romani,
Troncate le ali [i vanni sono le penne estreme delle ali] e recisi gli artigli
l’aquila imperiale è abbattuta al suolo.
Ad ammirare il trionfo dei suoi figli
compare il Dio dei Galli sopra un raggio di sole.

ScalaCos’era accaduto? I milanesi si erano talmente immedesimati nel grido di guerra dei Galli contro i Romani che si erano spontaneamente uniti al coro inneggiando alla guerra contro l’Austria.
Un anno dopo, nel 1859, il Regno di Sardegna e la Francia, alleati, entrarono in guerra contro l’Austria. Il conflitto terminò un paio di mesi dopo con l’Armistizio Villafranca, in cui l’impero austroungarico fu costretto a cedere la Lombardia alla Francia, che a sua volta la cedette al Regno di Sardegna.

Ancora una volta la musica aveva svolto il suo ruolo di veicolo degli ideali di unità degli italiani. Il povero Bellini, morto 34enne nel 1835 non seppe mai il significato che quella sua musica avrebbe assunto nella creazione di un’Italia che non vide e forse nemmeno mai immaginò.

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