Come parla la musica (3): Mozart e i bonbon

Nella seconda lezione del ciclo abbiamo visto come la musica polifonica (cioè scritta per molte voci) si basi su un principio fondamentale nella percezione dei suoni da parte del cervello umano: il principio gestaltico di raggruppamento del Destino comune. Ma non sempre questo principio da solo è sufficiente per spiegare i meccanismi di percezione in un brano musicale.

Abbiamo verificato come Ave Verum Corpus di Mozart rappresenti, dal punto di vista psicologico e musicale, un tutt’uno dove le quattro voci si fondono creando una vera e propria architettura sonora, perché di architettura dei suoni possiamo davvero parlare, con tanto di prospettiva e tridimensionalità. Mozart, come Bach, Beethoven e tutti i più importanti compositori, era un grande architetto dei suoni.

Un’architettura può essere molto complessa e articolata e una sola occhiata non può sempre essere sufficiente per comprenderla nella sua interezza.

Facciamo un passo avanti: quello che vedi qui sotto è una parte di un altro brano di Mozart, questa volta per pianoforte, l’inizio della Sonata K545 di Mozart, cosiddetta “Facile” perché non comprende passaggi di grande difficoltà. Prova ad ascoltarlo, eseguito da un sintetizzatore, seguendo il rigo musicale:

Sinceramente, ti sembra che questo breve pezzo musicale abbia un senso? A tratti sembrerebbe anche avere una sua logica, ma nel suo complesso non è facile individuare un filo del discorso. Eppure c’è, eccome! D’altra parte Mozart non scriveva certo le note a caso.

Qui, a differenza del pezzo polifonico che abbiamo ascoltato prima, non c’è una sola immagine in movimento, ce ne sono due e sono legate strettamente fra loro, sia pure con ruoli diversi. Il pianoforte si suona con due mani e questa che hai ascoltato era la mano sinistra, quella che suona nella parte grave della tastiera e, in questo caso, realizza l’accompagnamento. Ben diverso è il risultato se entra in gioco anche la mano destra, a cui è affidata la melodia che guida il discorso.

Guarda lo spartito qui sotto: riconoscerai, nel rigo inferiore, il motivo che hai già visto ed ascoltato. Nel rigo superiore, però ora è presente anche la melodia principale:

SonataCFirst_BIG

Tra poco, ascoltandola, potrai notare come le due parti si completino a vicenda, anche se  la melodia principale resta affidato alla mano destra.

Anche qui entrano in gioco il principio naturali di raggruppamento, ma la percezione “naturale” dei suoni non è sufficiente a spiegare il funzionamento del discorso. Per l’esecutore e per  l’ascoltatore è necessario attivare un livello di ragionamento razionale e quindi di livello superiore per garantirsi la capacità di gettare un occhio all’insieme (meglio sarebbe un orecchio) e comprendere il discorso musicale nella sua completezza. Dal punto di vista della percezione, entrano ora in gioco livelli di organizzazione dell’insieme sonoro più complessi, che lo trasformano in un vero e proprio dialogo musicale, similmente ad una grande architettura dove le varie parti sono formate da altre più piccole.

Ora ascoltiamo il primo tempo completo suonato da un grande pianista del passato, Claudio Arrau:

Se analizziamo le parti del discorso separatamente, vedremo che i principi della percezione di cui abbiamo parlato restano sempre validi, ma poi entrano in gioco livelli di organizzazione più complessa dell’insieme sonoro, che lo trasformano in un vero e proprio discorso musicale, similmente ad una grande architettura dove le varie parti sono formate da altre più piccole.

Più noi ci esercitiamo ad ascoltare con attenzione, cercando di individuare le varie parti e come interagiscono fra loro, più ci sembrerà semplice e logico il dipanarsi dello sviluppo musicale.

Ora riascoltiamolo dall’inizio in questo modo:

  1. cerchiamo di seguire la sola parte grave, quella che già conosciamo, possibilmente utilizzando anche lo spartito musicale come guida;
  2. adesso riascoltiamo le stesse battute concentrando il nostro ascolto sulla sola melodia suonata nella parte acuta;
  3. ora riascoltiamolo ancora una volta cercando di concentrarti su come le due parti (acuta e grave) si fondano fra di loro.

bombonesTi accorgerai che il brano di Mozart è come uno di quei bonbon di cioccolata ripieni: la parte più raffinata, il ripieno, sta dentro (nel nostro caso il tema o melodia), ma l’involucro esterno di coccolata (l’accompagnamento o armonia) lo avvolge e gli dà la sua forma definitiva. L’armonia funziona come una specie di contenitore della melodia.

E’ vero?

Abbiamo visto quindi alcuni aspetti fondamentali nella costruzione ideale di un brano musicale:

  1. a livello percettivo (cioè di comprensione istintiva) agiscono diversi principi naturali in buona parte validi per tutto il regno animale, quelli che abbiamo chiamato principi gestaltici di raggruppamento, validi per tutto il regno animale;
  2. ad un livello intellettualmente superiore intervengono poi capacità creative di ideazione e di organizzazione dei suoni esclusivamente umani che, sfruttando anche la percezione istintiva, ma non solo quella, permettono la costruzione o la comprensione di un insieme musicale complesso.
  3. più il brano è ampio, più l’insieme di questi fattori (istintivi e intellettuali) diventano complessi e richiedono una capacità di ascolto attento, specie per un principiante.

Molta musica “commerciale” è scritta in modo semplice proprio per stimolare una comprensione più istintiva ed impegnare meno l’attenzione dell’ascoltatore, riuscendo così di più facile ed immediata comprensione. Questo però non significa che necessariamente un brano più “facile” abbia un valore artistico inferiore e viceversa.

Tienilo presente quando, per esempio, realizzi un tema o un qualunque testo, sia per uso scolastico che personale: più complicato non significa necessariamente più bello o più importante, spesso la semplicità è un pregio e lo stesso Mozart ce lo dimostra unendo due linee musicali molto semplici ma, una volta unite assieme, estremamente efficaci. Un vero bonbon.

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