Un tubo, un semplice tubo. Questa, e poco d’altro, è l’essenza di qualunque strumento della famiglia degli Ottoni, aerofoni dal suono brillante e potente, a volte persino esplosivo, ma non di rado capaci di creare anche atmosfere molto dolci ed evocative. Una famiglia molto ampia, formata da parenti di dimensioni e forme diverse ma sostanzialmente riconducibili a quattro capostipiti: il Corno, la Tromba, il Trombone ed il Basso Tuba.
Iniziamo con il Corno, lo strumento “nobile” della famiglia, dal suono cupo e lontano, ricorda paesaggi boscosi e immensi, oppure pendii montani dagli ampi orizzonti. Le sue origini, come d’altronde quelle degli altri ottoni, risalgono a millenni fa, quando i corni di animale (di bue, di montone) venivano utilizzati per emettere segnali sonori in guerra o durante la caccia o anche nelle le attività quotidiane della comunità; per esempio, il popolo ebraico lo chiama Shofar e ancora oggi lo utilizza come nei riti religiosi come strumento di chiamata simbolica, a cui sono legati precisi significati.
Quattro o più corni moderni possono costituire un insieme molto suggestivo:
La forma particolare, rotonda e luccicante, lo rende facilmente riconoscibile in orchestra e il suo suono, che può essere molto potente, può ottenere anche sfumature di grande dolcezza. Ascolta questo breve solo dalla 3^ sinfonia di Brahms:
La Tromba, sorella minore del Corno, non ha bisogno di presentazioni. Costruita in varie fogge e misure, da sempre ha un suo posto particolare nell’immaginario popolare. Per secoli strumento militare per eccellenza, con il jazz ha trovato una sua collocazione più ardita, dimostrando di avere grandi capacità espressive e virtuosistiche. Ne ascoltiamo due esempi: dapprima la tromba virtuosistica di stampo classico:
Poi la tromba nel jazz, un orizzonte completamente diverso:
Simile alla tromba ma ben più grande, il Trombone, dal suono potente e maestoso, ha potuto fruire sin dal Rinascimento del sistema della coulisse (in italiano, il tiro), un doppio tubo scorrevole che già allora permetteva di suonare l’intera scala cromatica [per semitoni] che era proibita agli altri strumenti della famiglia. Molto usato dalla scuola veneziana, nell’ambito della musica religiosa rinascimentale (1500-1600) e successivamente di quella militare, non ebbe però grande fortuna sino al secondo ‘800 e solo nel ‘900, con il Jazz, troverà una definitiva consacrazione uscendo dallo stato di relativa scarsa considerazione dei secoli precedenti, che gli vedeva preferito il corno, dal timbro più morbido. Proprio il Jazz ne valorizza le caratteristiche sonore, la potenza e l’aggressività. Attualmente gode dello status di strumento molto popolare. Esiste anche nella versione a pistoni, più utilizzata nelle bande cittadine a causa della sua (relativa) maggior semplicità d’uso.
Ascoltiamo due esempi del suono del trombone: il primo, più classico, il famoso solo del Bolero di Maurice Ravel:
il secondo, in ensemble:

Il Basso Tuba, strumento maggiore di un’intera famiglia, le Tube, appunto, rappresenta il basso degli ottoni, un po’ come il Contrabbasso lo rappresenta per gli Archi. Dal suono massiccio e profondo, molto grave, è relativamente giovane – nasce a metà dell’800 – e costituisce, nell’orchestra romantica e poi in quella del ‘900 un elemento timbrico molto importante che dà corposità al suono. Ne esiste anche una versione americana, chiamata Sousaphone, dal nome di John Philip Sousa, compositore americano che lo ideò, particolarmente adatta all’uso nelle marching band, le bande marcianti, così amate dal pubblico americano.
Ecco il Basso tuba in veste solista, nel Concerto per Basso tuba e orchestra di Ralph Vaugan Williams:

Abbiamo indicato questi quattro strumenti come i capostipiti della famiglia, ma la famiglia degli ottoni è molto più ampia, ne esistono di forme e dimensioni svariate. Fra i più diffusi ecco l’intera famiglia dei Flicorni, tutti a canneggio conico: sopranino, soprano, contralto (genis), tenore, baritono (bombardino), basso e contrabbasso; inoltre la Cornetta, derivata dal corno di posta, somigliante nella forma e nel suono alla tromba, ma anch’essa dotata di un canneggio prevalentemente conico che le dona un suono più morbido:

Per capire meglio la strana famiglia musicale degli Ottoni, è necessario comprenderne il funzionamento. Non ci sono corde o membrane, a vibrare sono le labbra del suonatore. Proprio così, le labbra, che appoggiate in una maniera particolare sull’imboccatura, vibrando,

mettono a loro volta in vibrazione la colonna d’aria contenuta nel tubo e, a seconda della lunghezza e della pressione esercitata, producono una serie di note – gli armonici – la cui frequenza ha un preciso rapporto matematico con quella fondamentale.
La fondamentale è la nota più grave che il tubo stesso può produrre. Se si aumenta la pressione, con l’aumento delle vibrazioni del labbro dell’esecutore, la colonna d’aria vibrerà più velocemente producendo note le cui frequenze sono multipli matematici della fondamentale. La fisica degli ottoni è complessa e noi ci fermiamo qui, ma una cosa abbiamo capito: che il tubo da solo non può produrre tutte le note della scala ma solo una certa quantità, che sono matematicamente legate alla prima.

Gli strumenti antichi, fino ai primi dell’800 potevano infatti produrre solo un numero limitato di note, con la sola eccezione del trombone, che già nel ‘500 era munito di una parte del tubo scorrevole, chiamata “coulisse” – in italiano, “tiro” – che permetteva di allungare o accorciare il tubo dello strumento a piacimento.

Se osservi con attenzione la serie degli armonici puoi notare che salendo verso l’acuto il loro numero aumenta. E’ per questo che già nell’antichità le trombe naturali,riuscivano a destreggiarsi avendo una sufficiente quantità di note a disposizione. Nel corno non era così ed i cornisti dovevano arrangiarsi utilizzando la mano nel padiglione che permetteva di modificare il suono creando la scala… con le mani.
Nel filmato che segue potete ascoltare il solo dei corni dal II movimento dell’8^ Sinfonia di Ludwig Van Beethoven (composta nel 1813), suonato con strumenti dell’epoca (corni naturali della fine del ‘700). Noterai che i due cornisti suonano modulando il suono con le mani del padiglione proprio per produrre le note che altrimenti non sarebbero eseguibili (e se ascolti con molta attenzione ti puoi accorgere che nonostante la bravura dei due esecutori non tutte le note suonano alla stessa maniera; questo perché alcune, richiedendo di chiudere parzialmente il padiglione con la mano, risultano decisamente meno sonore).
Non ne sei convinto? Allora prova a riascoltare lo stesso “solo” suonato con due corni moderni:
La differenza di sonorità è evidente: timbro più scuro (bellissimo!) ma poco equilibrato per gli strumenti antichi, più brillante e più uniforme per quelli moderni. E già che ci sei, forse avrai notato che l’orchestra moderna è accordata più acuta. Infatti col passare dei secoli l’accordatura dell’orchestra è andata sempre più salendo (da La³ 430 a La³ 440-442, cioè 442 vibrazioni al secondo), per garantire suoni più brillanti.
[Queste ultime osservazioni – uniformità del timbro e accordatura – potranno, a tutta prima, sembrarti un po’ difficili da verificare ma con un po’ di pazienza e di attenzione sarai in grado di farlo anche tu!]

Torniamo ai nostri tubi. Come risolvere il problema delle note mancanti mettendo questi strumenti così rudimentali in grado di suonare tutte le note della scala, similmente agli altri strumenti dell’orchestra? Ci pensa un costruttore tedesco, Heinrich Stoelzel (1777-1844), applicando per la prima volta delle speciali valvole, che noi chiamiamo pistoni, capaci di mettere in collegamento il tubo principale con altri piccoli tubi secondari allungando così l’intero canneggio dello strumento. Modificando la lunghezza dello strumento cambia l’intonazione ed è così possibile produrre le note che prima non erano disponibili. Montando tre pistoni è possibile ottenere altre sei posizioni (2° pistone, mezzo tono sotto; 1°, un tono sotto; 1°-2° o 3° un tono e mezzo sotto; 2° e 3°, due toni sotto; 1° e 3°, due toni e mezzo sotto; 1°, 2° e 3° , tre toni sotto) che permettono di ottenere tutte le note.
Per esempio: se suono un armonico naturale FA, col 2° avrò MI, col 1° MIb, col 3° RE, ecc. Se suono un armonico naturale Do, col 2° avrò SI, col 1° SIb, ecc…
Semplice, no? [Dai non è poi così difficile, si tratta solo di allungare il tubo aggiungendone un altro pezzo… :-)]

Così dal primo ‘800 in poi questi nuovi strumenti muniti di pistoni o di cilindri [sono simili ai pistoni ma ruotano orizzontalmente invece di scorrere verticalmente] vanno sempre più diffondendosi, ampliando notevolmente le possibilità degli strumenti della famiglia. Successivamente, con la metà del secolo XIX nasce anche il Basso tuba, strumento che non esisteva in versione naturale. Col ‘900, inoltre, l’avvento del Jazz regala un ruolo speciale alla tromba ed al trombone: gli ottoni acquisteranno ulteriori possibilità tecniche (maggior agilità, estensione, potenza) e timbriche (possibilità di produrre colori sonori più vari).

Ma il suono come viene prodotto? Abbiamo già detto che sono le labbra dell’esecutore a vibrare (buzzing) dentro l’imboccatura (in inglese mouthpiece). Tromba, trombone e basso tuba usano imboccature simili, differenti solo per le dimensioni, più piccola quella della tromba, molto grossa quella del basso tuba. Nel corno, invece, abbiamo un’imboccatura di forma diversa, più conica, che dona allo strumento, che ha un canneggio totalmente conico, un timbro molto particolare, più morbido ed evocativo.

Tutti questi strumenti possono essere suonati anche inserendo apposite sordine: ne esistono di vario tipo, in legno, metallo, plastica e producono effetti di “compressione” del suono differenti a seconda del tipo di strumento e di materiale. La più curiosa è la cosiddetta sordina wah-wah [si pronuncia uauà]:
Gli ottono sono veri e propri “strumenti idraulici”? Perché producono acqua!
Infatti, il vapore acqueo del fiato, a contatto col metallo più freddo, tende a condensarsi nei tubi e deve essere via via scaricato per mezzo di apposite valvoline oppure estraendo parte del canneggio, appositamente sezionato (le pompe, che servono anche per intonare lo strumento). Questa piccola valvola di scarico, che in inglese si chiama “water key“, è di solito posizionata all’inizio dello strumento, nella “canna d’imboccatura”, dove maggiormente si forma la condensa.
I nomi degli ottoni nelle lingue principali
Inglese |
Spagnolo |
Tedesco |
|
Tromba |
Trumpet |
Trompeta |
Trompete |
Corno |
French horn |
Trompa |
Horn |
Trombone |
Trombone |
Trombòn |
Posaune |
Basso Tuba |
Tuba |
Tuba |
Bass tuba |
Sono in possesso di uno strumento unico al mondo, un corno a 6 cilindri brevettato dal maestro Silvio Mancini. Sapete qualcosa? grazie
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Buongiorno! Non conosco il modello a cui fa riferimento. Trattandosi di un corno forse potrebbe trovare notizie in uno dei tanti gruppi specializzati su Facebook. Ce ne sono anche in italiano. Provi sul gruppo “il forum del corno” dove c’è sicuramente qualcuno che conosce quel tipo di strumento. Le consiglio di allegare diverse fotografie.
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ciao ma non erano 6
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Ciao, si ma 3 o 1-2 sono equivalenti quindi in realtà sono sette, più quella a vuoto…
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grazie mille mi è stato davvero d’aiuto😁😂🤣
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[…] Fonte: https://pensoinmusica.org/2017/11/01/strumenti-a-fiato-ottoni/ […]
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la foto sottotitolata dove dice flicorno contralto (genis) a me sembra in tutto e per tutto un flicorno soprano….
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Hai ragione. Correzione effettuata. Grazie della segnalazione!
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fantastico! bellissima lezione x capire meglio, grazie.
io sono nata in una famiglia che suona da sempre la musica classica e mi è piaciuto molto scoprire alcune curiosità.
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Post da proporre nelle scuole!
Complimenti sinceri
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si hai ragione
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